Birrificio da provare: uscirne vivi a volte è un miracolo.
Test nuovo birrificio. Il messaggio Whatsapp è chiaro, appuntamento di sera con un cartone di bottiglie da provare. Qualcosa non quadrava, avevo la sensazione che il mittente del messaggio volesse solo condividere con gli amici il dispiacere (o il compiacimento) di qualche intruglio destinato al lavandino. In questi casi scatta dentro un meccanismo psicologico che ti porta ad accettare la sfida, per dimostrare chi ha lo stomaco più allenato e il naso in grado di riconoscere i vari difetti.
Detto, fatto.
Arrivo puntuale al pub di riferimento e chiedo subito un lambic defatigante, per tarare le papille e prepararmi al peggio.
Partiamo con due gose del nuovo birrificio, una in versione base e una alla frutta. Sulla prima inziamo male. Avvertito (da chi ha portato le birre) del possibile gushing, apro con circospezione il tappo a corona e al primo sibilo vedo chiaramente una colonna di schiuma che sta per diventare geyser. Blocco col pollice il tappo non ancora aperto e passo la bottiglia a chi di dovere oltre il bancone. Dopo aver fatto sfiatare la gose, tentiamo un assaggio in ogni caso. Colore indefinito, al naso burro. Burro rancido. Proviamo un minimo assaggio, ma l’organismo si ribella. La seconda gose, versione albicocca, dura il tempo della sniffata al bicchiere, prima di finire anch’essa nel lavandino.
Il birrificio che ha spedito la campionatura è abbastanza giovane e, a giudicare dagli stili proposti, abbastanza modaiolo. Mettiamo le bottiglie in sequenza sul bancone, in ordine di apertura: dalla più leggera a quella che ci si aspetta più intensa.
Terza e quarta birra, passiamo a due saison alla frutta: anche stavolta frutta nella birra. Decisamente lattiche; forse involontariamente, non è dato saperlo. Una delle due erutta schiuma dalla bottiglia lungo la mano del pubblicano, che si lascia andare a qualche imprecazione. L’altra viene sbicchierata non senza difficolta, saturando con una schiuma assurda i bicchieri. Il tempo di asfaltarsi il palato e solito finale nel sifone del lavandino, destinazione fognatura.
Le ultime due birre illudono di essere leggermente meglio, ma nulla da fare. IPA e Double IPA hanno una discreta potenza e ricchezza, a livello olfattivo, ma in bocca sono molto/troppo frizzanti e acide. Raramente ho bevuto una sequenza disastrosa come le bottiglie di stasera, veramente brutte più che cattive.
Da una serata così, se non si hanno conseguenze intestinali, è solo grazie all’esperienza che ti porta ad annusare con attenzione e a riconoscere i segnali di pericolo. Le birre sono talmente piene di difetti che sembra impossibile credere a un birrificio così scadente, che manda in giro bottiglie scadenti in maniera così superficiale. Non è possibile. Forse hanno sofferto i quaranta e passa gradi di temperatura per alcuni giorni, lasciate in auto al sole di Agosto.
Ho cercato conferme sui Ratebeer e Untappd. trovando giudizi anche lusinghieri da parte di raters noti ed affidabili. Sul primo sito la media delle valutazioni è 3 su 5. Su Untappd il birrificio è addirittura più alto, quasi 4 su 5. A questo punto cosa dire? Giudizio sospeso e beneficio dell’inventario per il birrificio xxXXXxXXXx: urge un secondo round.
Stavolta chiedo io i campioni però.
** A chiusura dell’esperienza il publican ha tirato fuori dal frigo la sua birra da testare, un’IPA siciliana abbastanza quotata …. giudizio sospeso. Ultima birra da provare, una bottiglia che avevo portato io: Fumusa, rauch di Compagnia del Fermento, microbirrificio agguerrito della provincia di Catania. Bella prova di tecnica birraria a migliaia di km da Bamberga. Tutto è bene quel che finisce bene.