Come sta andando la festa di uno dei birrifici più controversi, diventato un caso di studio nel mondo delle craft beers?
Quando Beavertown annunciò la vendita di una quota di minoranza ad Heineken, qualcuno si domandò se fosse il colpo di grazia che avrebbe fatto finire la craft revolution nel Regno Unito. Tante reazioni e tante opinioni si sono avvicendate sul tema, in maniera più o meno scomposta, lungo tutta la dorsale interessata al movimento artigianale.
Quaranta milioni di ragioni per vendere
La cifra incassata è stata ragguardevole: 40mln di sterline, circa 45mln di Euro. Per qualcuno si trattava semplicemente della resa di un modesto birraio e di un discreto uomo d’affari. Così è stato dipinto Logan Plant (figlio della rockstar Robert Plant), riuscito a far salire agli onori della cronaca un birrificio che produce lattine, grazie al lavoro di altri in sala cotta e grazie a un marketing che ha saputo imporre la sua visione. Come spesso è capitato, in casi a noi geograficamente più vicini, c’è stato qualche publican che ha rinunciato a proporre nel proprio locale le birre Beavertown e qualche birraio che ha disdetto la partecipazione al festival del birrificio.
Beavertown ha fatto il solito discorso (copia e incolla) di tutti quelli che accettano di allearsi col diavolo per fare il salto di qualità. Il ricavato della vendita di quote sarà reinvestito in nuovi impianti che decuplicheranno la capacità produttiva del birrificio. Personalmente ci avevo visto anche un modo (potenziale) per sfuggire alla pesante tassazione inglese, che penalizza gli alcolici. Sul versante Beavertown si erano schierate le figure interessate al commercio della birra, che vedono sempre un incremento del business in casi come questi.
In mezzo sono rimasti gli appassionati, spesso disorientati dal non trovare più le lattine con i disegni horror spaziali nel loro locale di riferimento. Sulla qualità dei prodotti è presto per parlarne, ma sono certo che per qualcuno ci sarà un peggioramento … staremo a vedere.
Beavertown Extravaganza
Indifferenti a tutto il clamore (o forse contenti, chissà) quelli di Beavertown procedono come rulli compressori, sfornando nuove birre e promuovendo il loro festival. La versione 2018 di Extravaganza, in corso a Londra proprio tra ieri e oggi, ha avuto un parto travagliato. Nel corso dei mesi che hanno preceduto la manifestazione non sono mancate le defezioni, spesso con annessa coda velenosa nei confronti di Logan Plant da parte dei colleghi che rifiutavano la partecipazione sbattendo la porta. Ci sono state anche evidenti forzature nei confronti di chi ritardava ad annunciare l’abbandono. Un caso per tutti è stato Loverbeer, ma invece di partecipare alle chiacchiere Valter Loverier era a lavorare, l’annuncio dell’abbandono non fu quindi istantaneo.
La lista dei birrifici partecipanti è, nonostante tutto, molto interessante. Ci sono nomi di spicco che raramente si vedono in giro in Europa e ciò basterebbe per giustificare un week end londinese … ad averci pensato prima. Ecco il link per vedere la lista dei birrifici di Beavertown Extravaganza.
Anche gli incontri organizzati in questi due giorni non sono male. Si parla un po’ di tutto, con particolare attenzione al mercato e al marketing digitale. Ai microfoni si alterneranno opinionisti, critici e personaggi vari. Non mi stupisce di vedere in lista anche Henok Fentie, il deus ex machina di Omnipollo. Il birraio svedese è uno dei maggiori indiziati quando si parla di possibili scenari futuri. Omnipollo è quel birrificio svedese famoso per produrre alcune tra le birre più (ex)stravaganti sul mercato ed altrettanto conosciuto per fare birra su impianti di terzi, non avendone uno proprio. L’eventuale cessione di Omnipollo non avrebbe, quindi, un sottostante valore aziendale se non quello immateriale del marchio e delle ricette. Pazzesco.
Cosa ci piace della manifestazione?
Fatte tutte le doverose premesse, mi soffermo su alcuni aspetti interessanti della manifestazione, che potrebbero o dovrebbero essere mutuati in Italia.
Innanzitutto l’app per smartphone, che consente di orientarsi in modo funzionale nel grande spazio del complesso Printworks London. Mi pare superfluo fare presente questa cosa. Chi arriva in un posto nuovo con una pagina stampata, senza bussola e un bicchiere vuoto in mano, spesso torna a casa con l’amaro in bocca. Non c’entrano i luppoli, ma l’insoddisfazione per aver perso qualcosa o qualcuno che avrebbe dato un senso alla giornata. App fatta decentemente, semplice, leggera (quasi 4mb) e collegata a Untappd, per valutare/verificare quello che si sta bevendo.
Patti chiari, amicizia lunga.
Vietato portare: bambini, animali, droghe, armi, cibo dall’esterno e vino per le donne. Curiosamente ci sono persone che si recano nei festival birrari portando donne (fidanzate, mogli, compagne o altro) che affermano di non bere. A tale proposito l’organizzazione suggerisce di cercare su Twitter gli hashtag su donne che bevono birra.
Altra cosa positiva, la più importante, è l’abolizione del gettone.
Basta con gli organizzatori che ci considerano slot machine, nel 2018 la logica del gettone di plastica va assolutamente superata. Quali vantaggi portano i gettoni? Accentramentto delle casse e, come conseguenza, una maggiore sicurezza. Aspetti fiscali e logistici, derivanti dall’eliminazione del contante (e del resto) allo stand. Maggiore controllo sul flusso di cassa dell’evento e guadagni sulle vendite.
Chi partecipa ad Extravaganza paga il ticket d’ingresso £45, praticamente €50, gli viene data una wrist tag (la fascetta) di riconoscimento e un bicchiere da 100ml, punto.
Come funziona poi?
Bevi quello che vuoi.
Il sogno di ogni appassionato.
Cheers!
Fabio Venditti
- La birra di Natale, idea regalo perfetta fra tradizione e novità - 5 Dicembre 2023
- Mourne Dew Distillery: whiskey, gin, vodka e altro. - 20 Giugno 2023
- Nuovi gin per l’estate 2023 - 5 Giugno 2023