Aumentano i prodotti birrari che focalizzano i loro sforzi più sul contenitore che sul contenuto. Chi produce birra Minchia torna alla carica con birra Futtitinni. Breve analisi su prodotti trash e finti-trash: quali sono, come sono e come non vorrebbero essere.
Oggi parliamo di marketing.
Capita anche di essere invitati in un gruppo Facebook, apparentemente votato al trash. Ci faccio un giro e, saltando di link in link, mi rendo conto di qualcosa che in questi anni mi era sfuggito. La famigerata birra Minchia, di Messina, ha una gemella: birra Futtitinni, ‘fottitene’ per chi non parla il siciliano. Ho immaginato l’equivalente romano e ridendo mi è venuta l’idea di parlare di questo fenomeno commerciale: le trashbeers.
Le 4 P del marketing
Forse chi legge avrà sentito parlare delle 4 P del marketing.
Price, product, place e promotion cioè: prezzo, prodotto, distribuzione e promozione. La difficoltà del marketing sta nel trovare un equilibrio tra i quattro fattori in base alle condizioni di mercato. Quando però si punta tutto (o quasi) sulla promozione può capitare che si finisca fuori strada.
La sensazione che ho avuto è stata proprio questa, che quelli di Birra Sikania si stiano facendo prendere un po’ la mano. Li ho conosciuti nel 2017, in occasione della presentazione di alcune birre made in Sicily in un evento organizzato da un’associazione imprenditoriale. Ero lì a condurre una degustazione pubblica che iniziava con un’intervista ai produttori. Il responsabile della beerfirm era piuttosto restio ad intervenire sul palco per parlare del prodotto, non sono riuscito a convincerlo e alla fine è toccato alla responsabile amministrativa dell’azienda presentare il prodotto.
La ritrosia viene da lontano. Alcuni anni prima trovai ad attendermi davanti TopBeer una ragazza, con qualche imbarazzo a presentarsi come agente che vendeva birra Minchia. Comprensibile. L’azzardo del nome ha forse pagato in termini di vendite, invogliando i responsabili a raddoppiare la posta ‘fregandosene’ delle critiche piovute sull’iniziativa originaria. In Italia siamo fatti così: il confine che separa lo chic dal kitch è una sfumatura che non ci interessa, ci piace il trash.
50 sfumature di trash
C’è però trash e trash.
Quello volgarotto, che ammicca a una goliardia fuori dalla nostra sensibilità italica, come le birre inglesi ‘New balls please’ e ‘Leg Spreader’, una irish ale e una special bitter punite dall’indifferenza dei consumatori.
C’è un finto trash che nasconde la parola off limits con gli asterischi, come un brutto termine detto con la mano davanti alla bocca o il beep nei filmati tv quando c’è la parolaccia. Parlo della ‘Bevi e nun rompe er c***o’, apprezzata pale ale del Padre Pio dei birrai: Angelo Scacco da Pescolanciano (IS), il cuore pulsante della birra in Molise. Clicca qui per leggere la recensione della birra fatta da Simone Cantoni per Fermentobirra
C’è poi il trash che trascende (o meglio trashende) la volgarità, sublimando il termine sessista in un brand che fa il verso agli aperitivi milanesi e cerca un pubblico di salutisti. E’ un ‘vorrei ma non posso’, direttamente in antitesi con il ‘potrei ma non voglio’ del birrificio La Fucina, che è più apprezzabile per ironia e coraggio.
La bevanda ai fiori di guaranà (aspetto impressionante, sembrano occhi raggruppati su un ramo) si presta a mille battute e doppi sensi. Aspetto sicuramente voluto da chi ha lanciato il prodotto, presente sul mercato dal 2009.
Tornando a quello che ci interessa maggiormente, la birra, come non citare Birra Terrona. Il progetto dei ragazzi di Lecce è semplice e chiaro, nascono come client brewer producendo su impianti di terzi e sfruttando, da quello che si deduce, la leva finanziaria di Garanzia Giovani. Tre birre a bassa fermentazione prodotte e la spiegazione, offerta direttamente nel loro sito, sul perchè del nome. ‘In molti ci avete chiesto il perché del nome Terrona: a questa domanda c’è una sola risposta: la nostra birra è prodotta con gli elementi semplici della terra: “acqua, malto d’orzo e luppolo”, semplici come il popolo del sud .’
Convincente?
Qualche considerazione finale sul prodotto Futtitinni.
Il packaging della birra è sicuramente interessante, se rapportato al mercato a cui si rivolge. Nel 2017 la Sicilia ha registrato oltre 14mln di presenze turistiche (con oltre 5mln di arrivi). Il 45% di queste presenze è rappresentato da viaggiatori provenienti da Francia, Regno Unito e Germania. E’ chiaro quindi che, anche solo a livello intuitivo, il target di prodotti simili è ben delineato come turista straniero in Sicilia.
Cosa cercano questi viaggiatori in vacanza?
Disegniamolo sul tappo!
E tutto il resto?
Futtitinni.
Cheers!
Fabio Venditti
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